“Mi chiamo Debora, ho 50 anni e credetemi, fino a 5 giorni fa non avrei parlato di me con alcuna persona, nemmeno quella più vicina.
Forse mi conoscono solo per quanto ho voluto mostrare e ancor di più per quello che purtroppo ho cercato di nascondere.La mia parte migliore l’ho tenuta nascosta per molti, troppi anni; forse per pudore, per paura di soffrire, non lo so, quel che è sicuro è che ad un certo punto la mia vita è finita “sotto spirito”, alcol.
Così un impalpabile veleno ha avvolto la mia vita e aspetta solo che io la riporti alla luce.
Durante l’adolescenza sono stata ribelle ma al punto giusto. In gioventù, maturando, ho reso i miei genitori fieri di me; non mi sono mai messa nei guai, ho frequentato le persone cosiddette “giuste” e diventata donna ho sposato un uomo meraviglioso che amo, stimo e al quale affiderei il mio cuore con la certezza incrollabile che se ne prenderebbe cura come ha sempre fatto. Sono mamma di un fantastico ragazzo che adoro sentendomi altrettanto ricambiata.E allora perché, perché superata ampiamente la famosa soglia dei 40 anni ho iniziato a bere?
Mi sono posta questa domanda almeno un miliardo di volte ma dal momento che la risposta non arrivava mai ho smesso di farmela. Questa si chiama paura, terrore di guardarsi dentro, di cercare qualcosa che di sicuro non piacerà. Le azioni che compiamo ma soprattutto quelle che non compiamo ad un certo punto però ci presentano il conto e scopriamo che non esiste solo la causa e ci si deve confrontare e concentrare sull’effetto e se quest’ultimo è devastante vuol dire che stiamo davvero sbagliando, che abbiamo perso il controllo della nostra vita e con questa anche la vita di chi ci è vicino e sarebbe pronta a incoraggiarci e scoraggiarci se solo glielo permettessimo.
Difficile ammettere di avere un problema quando non lo si riconosce come tale. “Ce la posso fare da sola” mi ripetevo fino a pochi giorni fa, mentendo spudoratamente anche a me stessa. Bugia!Da sola non avrei fatto altro che riempire un altro bicchiere che mi stava svuotando la vita.
Poi Narconon.
Finalmente ho deciso di riempire una valigia con pochi indumenti, tanto dolore ma anche tanta voglia di farmi aiutare, di trovare chi sapesse prendermi per mano e indicarmi la strada giusta da percorrere. Ad oggi ho percorso solo un piccolo tratto ma finalmente l’ho fatto io. I miei piedi e la mia testa sono già più in sintonia, non si prendono più a cazzotti.Una volta raggiunta vedrò una meta ancora più bella di quella che ho troppe volte solo immaginato. GRAZIE Narconon” – DEBORA